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30 ago 2011

L'INCHIESTA / QUANDO SI DIMISE SPIEGÒ:«COMPRATA A MIA INSAPUTA» Casa al Colosseo, Scajola indagato


L'ex ministro deve rispondere di violazione della legge sul finanziamento illecito dei partiti

Le indagini sull'ex ministro
MILANO - Scajola nei guai per la casa comprata «a sua insaputa». La Procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati l'ex ministro dello Sviluppo economico per violazione della legge sul finanziamento illecito dei partiti politici. La vicenda che ha portato all'apertura di un fascicolo riguarda l'acquisto dell'appartamento a pochi metri dal Colosseo al centro di una lunga polemica. L'immobile in via del Fagutale, secondo l'ipotesi degli inquirenti, è stato pagato in parte, anche se l' ex ministro sostiene di esserne stato all'oscuro, dall'imprenditore Diego Anemone, uno dei personaggi chiave dell'inchiesta sugli appalti del G8. L'ex ministro in giornata ha commentato: «Sono sereno, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo su una vicenda per la quale la Procura di Perugia, dopo un anno e mezzo di indagini, non ha ritenuto di dovermi indagare. Attendo, comunque, con la stessa serenità e la medesima riservatezza che hanno sin'ora contraddistinto il mio comportamento, che i magistrati romani portino a termine il loro lavoro, nella convinzione che verrà certamente chiarita la mia estraneità ai fatti».

«Pagata da altri a mia insaputa»
La conferenza stampa del 4 maggio
LE INDAGINI DEI ROS - L'inchiesta, dicono le fonti, ha preso le mosse da alcuni atti inviati dalla Procura di Perugia che indaga su un filone di indagine sugli appalti per le Grandi Opere. Le indagini sono state condotte dal Ros dei carabinieri e dalla Guardia di Finanza. La casa romana di Scajola è finita al centro di una bufera mediatica al culmine della quale il ministro si dimise ed è parte di un'indagine su un presunto giro di corruzione su grossi appalti gestiti in parte dal provveditore per le Opere Pubbliche Angelo Balducci. L'ex ministro avrebbe pagato l'appartamento in questione - vicino al Colosseo - in parte con denaro suo e in parte con 80 assegni circolari da 12.500 euro di Anemone, arrestato nell'ambito della stessa indagine. Quando la vicenda esplose sulla stampa, Claudio Scajola disse che Anemone aveva versato gli assegni a sua insaputa. Scajola è l'unico indagato nella vicenda, dicono le fonti, e dunque il reato non è di competenza del tribunale dei ministri.

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