se il Parlamento è lontano dai cittadini»
Romano Prodi |
MILANO - «Questa mia firma è un dovere civico che non implica nulla riguardo a protagonismi, rientri o cambiamenti della mia vita». Almeno per ora, Romano Prodi non torna in politica ma non rinuncia a esercitare il dovere di «cittadino», compito che oggi include la sottoscrizione del referendum per l'abrogazione della legge elettorale Calderoli, la cosidetta «porcellum».
LE TITUBANZE DEL PD - Quanto ai tentennamenti del l Pd nell'adesione al referendum, Prodi ha sostenuto che «se i partiti riuscissero a fare una riforma elettorale loro e immediatamente io sarei l'uomo più felice del mondo. Non abbiamo mica sposato il referendum per disturbare la gente. Quindi, se i partiti si mettono in gioco per una buona legge elettorale va ancora meglio».
IL SENSO DEL FUTURO - L'ex presidente del Consiglio è giunto in mattinata ufficio per le relazioni con il pubblico del Comune di Bologna accompagnato dal presidente del comitato per la raccolta delle firme, Arturo Parisi. E come puntualmente accade a ogni uscita pubblica del Professore, qualcuno gli chiede di tornare alla politica attiva. E questa volta la risposta è amara. «Le sconfitte nella politica sono purtroppo tante - ha detto Prodi replicando a una domanda sull'attuale legge elettorale - ed è per questo che bisogna rianimare e riprendere il senso del futuro. Con un Parlamento così distaccato dalla gente questo obiettivo è impossibile».
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